modera Vittorio Macoce
letture di Tiziana Tarantelli
VENERDÌ 23 GIUGNO – ORE 18 – MONUMENTO AI CADUTI
Una tragica storia, basata su personaggi realmente esistiti. Un caso di più di un secolo fa che grida ancora giustizia.
Miriam D’Ambrosio ci riporta in una Milano preguerra con un romanzo affascinante e dalle tinte forti.
Non sarà la sua voce a salvarla. È una notte d’estate del 1913 e una ragazza che sogna di riscattare la sua vita viene presa a calci e pugni da chi per mestiere dovrebbe far rispettare la legge. Il potere che diventa arbitrio, per arroganza. Diranno che quello che è successo non è mai avvenuto. Diranno che era solo una prostituta, una poco di buono, troppo vicina al mondo del malaffare, una poveretta che si è suicidata con il veleno usato da quelle come lei. A smentire la versione ufficiale, con i fatti, è il giornalista che non ti aspetti, quando ancora credeva nella verità. È il direttore del quotidiano socialista e presto farà tremare il mondo. Questa è la storia di Rosetta Andrezzi, personaggio realmente esistito, una giovane sciantosa fragile e affascinante. Nei teatri italiani la conoscono come Rosetta di Woltery e in tanti scommettono sul suo talento. Il suo nome verrà ricordato per sempre nelle canzoni della mala milanese, la leggendaria ligera. È una storia d’amore, di destini e di ingiustizia. Sullo sfondo c’è la Milano della Belle Époque, la magia dei café chantant, la vivacità artistica di giovani letterati che si tuffano nella modernità, i sogni di una generazione che si sta avviando verso l’apocalisse della Grande Guerra, le contraddizioni di una democrazia immatura che presto verrà soffocata dalle sue paure. Al funerale di Rosetta, celebrato in chiesa (nessuno crede al suicidio) le prostitute vanno a salutarla vestite di bianco e con fiori chiari. Lei avrebbe compiuto diciotto anni dopo qualche giorno. Per l’amore della sua breve vita resterà per sempre Folisca, la scintilla che accende il cuore.
Miriam D’Ambrosio è nata a Sora, è vissuta a Napoli, Pescara, Roma (con un piede in Ciociaria) e attualmente risiede a Treviglio, dove insegna Italiano e Storia in un Centro di Formazione Professionale. Laureata in Lettere, per anni ha collaborato con alcune testate nazionali, scrivendo soprattutto recensioni teatrali. Questo è il suo quarto romanzo dopo Fuori non è così (Barbera, 2014), Giuda, mio padre (Luigi Pellegrini Editore, 2016), L’uomo di plastica (Epika Edizioni, 2018). La scrittura è rifugio e salvezza e le piace insistere.