SquiLibri – Festival delle narrazioni

ASPETTANDO SQUILIBRI

PIERO NEGRI SCAGLIONI

Tra letteratura e cinema “Beppe Fenoglio” e “Sergio Leone”

con Filippo Montefusco & Davide Maria Zazzini. Letture di Alessio Tessitore

VENERDI’ 9 GIUGNO – ORE 21.00 – MU.MI.

PIERO NEGRI SCAGLIONE è nato ad Alba nel gennaio del 1966, a pochi metri da casa Fenoglio. Ha studiato Letteratura anglo-americana e in particolare i romanzi di Dashiell Hammett. Giornalista, è stato caporedattore dell’edizione italiana di “Rolling Stone”, vicedirettore del mensile “GQ” e giornalista de “La Stampa”. Con Einaudi ha pubblicato anche Rock! e Che hai fatto in tutti questi anni.

Con scrittura chiara e narrata, e un montaggio quasi cinematografico, la prima biografia di Beppe Fenoglio

“Il piú solitario di tutti noi, Beppe Fenoglio, riuscí a fare il romanzo che tutti avevamo sognato, quando nessuno più se l’aspettava, Una questione privata”. Quando Calvino scrive queste righe è il 1964. Fenoglio è morto un anno prima, a quarant’anni, dopo aver pubblicato tre libri: I ventitre giorni della città di Alba, La malora, Primavera di bellezza. Ma il destino un po’ beffardo di essere un autore piú che altro postumo non è lunico interesse di una vita cosí insolita nel mondo delle lettere italiane. Con questo libro, Piero Negri Scaglione non solo ricostruisce esattamente la cronologia della vita e delle opere di Fenoglio, ma delinea anche un vivido ritratto delle Langhe e di un’Italia remota. Tanto che, leggendo queste pagine, sembra di respirare la stessa atmosfera di un inedito romanzo dell’autore del Partigiano Johnny.

C’è un’avventura dentro l’avventura, una storia dentro la storia in C’era una volta in America: dal momento in cui è stato pensato per la prima volta a quello in cui è stato presentato a Cannes, evento speciale al Festival, passano diciotto anni. Diciotto anni durante i quali avviene di tutto. Ma dopo mezz’ora di film, la magia è svelata: altro che gangster movie, C’era una volta in America è un’opera-mondo, un’epica moderna, o postmoderna, l’unica possibile. «Nasco con il neorealismo, – diceva Sergio Leone, – ma ho sempre pensato che il cinema è avventura, mito, e che l’avventura e il mito possono raccontare i piccoli fantasmi che ognuno di noi ha dentro». Sono i fantasmi dell’amore non corrisposto che diventa volontà di potenza, della violenza, dell’amicizia, del tradimento, della vendetta, del desiderio e del suo lato oscuro, la delusione o – peggio ancora – la sua completa soddisfazione. I fantasmi di chi ha sognato il Sogno americano. Di piccoli fantasmi in C’era una volta in America ce ne sono tanti, e lo sa bene Piero Negri Scaglione che quando lo vide per la prima volta, nel 1984, non aveva nemmeno vent’anni e gli sembrò che quel film ambientato in un tempo e uno spazio lontani raccontasse meglio di mille altri una generazione, un’epoca, forse un’ossessione. Ossessione-passione che divenne la sua: per anni Negri Scaglione ha indagato le vicende che portarono alla realizzazione del film, è andato a cercare e intervistare i protagonisti di quella storia o anche chi l’ha soltanto sfiorata in un piccolo ruolo, i produttori, gli sceneggiatori, gli attori. Ne viene fuori il ritratto epico di un personaggio larger than life, e di un film che, dettaglio dopo dettaglio, aneddoto dopo aneddoto, diventa spaccato di un’epoca e di un Paese, il nostro.

La presentazione è a cura di Filippo Montefusco, in collaborazione con l’Associazione Citylights, l’Associazione Alphaville e Blu Factory.